“Accelerare il cambiamento” è il tema scelto per la Giornata Mondiale dell’acqua 2023 dalle Nazioni Unite. Non abbiamo più tempo, abbiamo bisogno di impegni e azioni chiare ed efficaci a livello globale, per risolvere la crisi idrica e igienico sanitaria.
Domande
In che misura le nostre scelte di beni alimentari hanno un impatto sull’ambiente e, in particolare, sui sistemi idrici? Quanta di questa acqua proviene dall’estero e quali sono le principali fonti? Fino a che punto possiamo migliorare i nostri modelli di consumo, compiendo scelte più informate, così da diminuire le pressioni sull’ambiente? Come possiamo promuovere la responsabilità nella catene di approvvigionamento idrico? È possibile informare i cittadini sulle conseguenze per gli ecosistemi e per le risorse idriche dei prodotti che acquistano in Italia? È possibile migliorare la nostra impronta idrica in Italia, incrementando la sostenibilità delle acque utilizzate per le produzioni alimentari?
A queste e ad altre domande cercheremo di rispondere, quali Condonauti consapevoli, nel corso di queste 52 settimane che ci accompagneranno al prossimo 22 marzo 2024.
Seguite il nostro blog, ogni mese un focus sull’acqua e sull’impronta idrica ci aiuteranno a lasciare la nostra Eco-impronta nella comunità.
Definizione di impronta idrica
Tutto quello che mangiamo e acquistiamo richiede una certa quantità di acqua, spesso “invisibile”. L’impronta idrica calcola l’acqua che non siamo consapevoli di consumare.
Se compriamo una t-shirt in cotone, mangiamo una bistecca o beviamo una birra stiamo consumando acqua. Si tratta di un’acqua “virtuale”, che non vediamo direttamente ma che può avere un grande impatto ambientale.
L’impronta idrica indica l’uso di acqua relativa ai beni di consumo e offre un’ampia prospettiva su come il consumatore o il produttore influiscano sull’uso di questa risorsa: conoscere la propria impronta idrica può essere perciò utile per aprire una riflessione sulle nostre scelte alimentari e di consumo.
Le componenti dell’impronta idrica
La COMPONENTE BLU è l’acqua che proviene dai corpi idrici superficiali (fiumi, laghi, estuari, etc.) e dalle falde acquifere sotterranee. L’impronta idrica blu contabilizza, quindi, il consumo di acque superficiali e sotterranee di un determinato bacino. In questo caso, il consumo è inteso come un prelievo di acqua che non torna intatto nello stesso luogo da cui è stato prelevato.
La COMPONENTE VERDE è l’acqua piovana contenuta nelle piante e nel suolo sotto forma di umidità, senza essere parte di nessuna risorsa idrica di superficie o corpo idrico sotterraneo. L’impronta idrica verde si concentra sull’uso di acqua piovana, in particolare sul flusso di evapotraspirazione delle piante ad uso agricolo e nelle foreste, ed è importante per comprendere il valore dell’agricoltura non irrigua in termini di risparmio di risorse idriche blu.
La COMPONENTE GRIGIA è l’acqua inquinata dai processi produttivi. Rappresenta il volume di acqua dolce necessario a diluire gli inquinanti a un livello tale che l’acqua, nell’ambiente in cui l’inquinamento si è prodotto, rimanga al di sopra di standard di qualità locali.
Secondo il rapporto dell’Institute for Water Education (IHE) dell’UNESCO, l’impronta idrica globale di tutta l’umanità dal periodo che va dal 1996 al 2005 è stata 9.087 bilioni di metri cubi d’acqua all’anno (74% verde, 11% blu, 15% grigia); la produzione agricola contribuisce per il 92% a questa impronta idrica totale.